Il Carnevale ormai è una tradizione che corre nel tempo. E’ nato e cresciuto nelle varie regioni italiane, in Toscana il più famoso è sicuramente quello di Viareggio.
Anche qui a
Adriana Fiaschi si ricorda che nel ’49 insieme ad altri suoi coetanei andarono alla festa a casa della Barnini a Palazzo Grifoni: «Festa in maschera e tanta voglia di divertirsi, era da poco passata la Guerra!».
Anche nelle parrocchie, soprattutto presso il teatrino del convento dei padri domenicani, venivano allestiti piccoli spettacoli per far divertire grandi e piccini.
Dagli anni ’50, il circolo ricreativo “Angelo Cheli” -da poco restaurato e affrescato dal Professor Dilvo Lotti- cominciò a ospitare i primi veglioncini di Carnevale nel corso dei quali i bambini sfilavano davanti ad una giuria che assegnava un premio alla maschera più bella. E’ così che vennero gettate le basi di quella che sarà una delle caratteristiche del futuro Carnevale dei Bamibini: la premiazione.
La domenica successiva, poi, sempre nei locali del Circolo Cheli, si svolgeva la cosiddetta “Festa della Pentolaccia”, dedicata alle famiglie: mentre i genitori gareggiavano per spaccare la pentola ed assicurarsi il premio contenuto, i bambini facevano incetta di caramelle e coriandoli caduti a terra.
Dal 1971, in seguito ad un’idea del Prof. Dilvo Lotti, come egli stesso ricorda nel suo libro San Miniato vita di un’antica città: «Da cosa nasce cosa, la Festa degli Aquiloni ha la sua prima edizione nel 1968, ha generato le altre manifestazioni a carattere popolare creativo…» primo fra tutti il “Carnevale dei Bambini”.